Come funzionano le case editrici di saggistica a pagamento

Ebbene sì, non è soltanto una prerogativa di chi pubblica narrativa: l’editoria a pagamento riguarda anche la saggistica. Non si può fare una distinzione per genere, perché se l’autore paga per essere pubblicato si vìola l’articolo 118 della legge sul diritto d’autore, sia che scriva saggistica, poesia, narrativa o qualsivoglia genere; e non ha importanza che sia lui a decidere liberamente di pagare per essere pubblicato: questo di fatto va contro la legge, nonché contro il suo diritto.

Differenze tra case editrici a pagamento e case editrici non a pagamento

Se un manoscritto viene inviato a una casa editrice che non usa far pagare l’autore, viene letto e valutato: se viene ritenuto pubblicabile, si contatta l’autore per proporgli di lavorare al testo.

Nessun testo è pubblicabile nel modo in cui è stato inviato alla casa editrice, per il semplice fatto che quasi sempre ha bisogno di una fase di editing, che non si traduce esclusivamente nella mera correzione di bozze, ma sfocia in un periodo di lavoro che l’autore condivide con l’editor, volto a migliorare la struttura del testo.

Un editing più accurato

Nelle case editrici a pagamento, invece, il testo viene accettato anche solo in base al fatto che l’autore paghi per essere pubblicato: dunque non si interviene sulla struttura del testo che viene data per buona, ci si limita alla correzione di bozze, ad alcuni interventi sulla forma e all’applicazione delle norme redazionali.

Interventi che quindi non rendono quel testo immune da ripetizioni, ridondanze, imperfezioni strutturali e strafalcioni bibliografici.

In particolare, chi pubblica saggistica quasi sempre tratta manoscritti di professori universitari e dottorandi, senza passare al vaglio nessuna di queste proposte, senza intervenire in alcun modo sul testo se non per ciò che riguarda le norme editoriali, dando alle stampe libri che non hanno subito alcun editing vero e proprio, e quindi di minore qualità.

Chi paga per la pubblicazione?

In alcuni casi sono le università italiane o straniere, o addirittura le ambasciate a destinare fondi alle pubblicazioni degli autori, altre volte sono le fondazioni culturali a versare la quota; in altri casi invece sono gli stessi autori a pagare per la pubblicazione, perché, come ben sappiamo, le pubblicazioni fanno acquisire punteggio ai docenti che vogliano andare avanti nella propria carriera universitaria.

Alcune volte si tratta di testi assolutamente validi, che quasi ci si chiede perché gli autori paghino per vederli pubblicati – scoraggiati probabilmente dalla trafila che richiede la pubblicazione presso editori più quotati e non a pagamento – ma nella maggior parte dei casi si tratta di testi pessimi, filologicamente o politicamente scorretti, pubblicati esclusivamente dietro compenso.

Chi promuove il libro presso i media e il pubblico?

Dopo la pubblicazione nella maggior parte dei casi si assiste alla morte del volume: ogni anno nel nostro paese vengono pubblicati talmente tanti testi che nemmeno le case editrici più prestigiose sono in grado di garantire una promozione adeguata per ogni singolo libro pubblicato, per cui gli autori si ritrovano a promuovere il proprio volume autonomamente, o a non vederlo per niente valorizzato.

In questo le case editrici di saggistica a pagamento non differiscono dalle altre: la promozione spesso è a carico dell’autore, o non esiste affatto, perché le case editrici promuovono esclusivamente pochi autori di punta. In moltissimi casi il libro non arriva che in poche librerie.

Di fronte a questo modus operandi sconsolante si auspica la presa di coscienza di alcuni fattori:

  • Non tutti sono capaci di scrivere un buon libro.
  • Una volta scritto un libro bisogna accettare l’idea che debba essere valutato e editato.
  • I libri hanno bisogno del lavoro dei redattori e degli editor, affinché siano efficaci, redazionalmente corretti e dalla struttura lineare.
  • Pagare per veder pubblicato il proprio libro vìola il diritto d’autore.

Foto in evidenza: Livraria Lello a Porto, di Ivo Rainha.